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20 settembre 2023 17:28 — 0 Commenti

Due siti del nostro Appennino diventano Patrimonio dell’Umanità Unesco

 

Giornata storica nell’Appennino tosco emiliano. I Gessi Triassici della Valle del Secchia e quelli messiniano della collina reggiana sono Patrimonio dell’Umanità Unesco. Poco dopo le 14.30 di martedì 19 settembre il martello del chairman Unesco Abdulelah Al-Tokhais ha battuto il colpo dell’assenso per il riconoscimento al World Heritage della candidatura avanzata dalla Regione Emilia-Romagna e dal governo italiano sul “Carsismo nelle evaporiti e grotte dell’Appennino settentrionale”. È stato uno dei momenti più emozionanti e accolto con soddisfazione dalla delegazione italiana che ha partecipato alla 45esima sessione estesa del Comitato del Patrimonio Mondiale Unesco, riunita a Riyad (Arabia Saudita). I gessi della Valle del Secchia (tra Villa Minozzo, Castelnovo ne’ Monti e Ventasso) e quelli di Albinea, Vezzano sul Crostolo,

Un po’ come Davide contro Golia. Che ci fa la Valle del Secchia accanto a colossi come Venezia, le Dolomiti, Matera, ma anche la Grande muraglia cinese o al Parco nazionale di Yellowstone, o alle sponde del Danubio a Budapest? Chi avesse seguito la 45esima sessione estesa del Comitato del Patrimonio Mondiale Unesco, riunita a Riyad (Arabia Saudita) – disponibile online sulla nostra pagina Facebook – oppure chi semplicemente in queste ore legga le notizie lo sa sicuramente. Siamo patrimonio mondiale dell’Umanità Unesco! Belli come le Dolomiti? No. Degni di altrettanta tutela sì. È qui il punto ed è qui che occorre saperne cogliere l’importanza e le opportunità: se non lo sapremo fare perderemo una occasione.

Siamo entrati nella rete dell’heritage con un nome strano “Carsismo nelle Evaporiti e Grotte dell’Appennino Settentrionale” che da sempre in Appennino riassumiamo e semplifichiamo in “gessi” o “gessi triassici”. Proprio qui, in montagna, parte di quella Reggio Emilia “dove ci sono quei ponti strani quando si passa in autostrada” “dove c’è il Parmigiano Reggiano, è vero” “la città del Tricolore che vediamo alla tv a gennaio o dove andiamo ai maxiconcerti all’Arena” e che ora potrà essere conosciuta per un prestigioso motivo in più. Sono proprio quei “gessi” maestosi che da piccoli scrutavamo incuriositi per un pic nic domenicale e che via via sono esplosi con il turismo estivo a Poiano e lungo il greto del fiume. Gli stessi dove in maniera bizzarra, nel 2010, si discusse follemente, a scapito della loro fragilità, di potere stoccare le scorie nucleari in caso di riapertura delle centrali nucleari.

Candidare questa zona a un tale riconoscimento è un idea/proposta nata nel 2017 e che, grazie al lavoro di tanti – Regione Emilia Romagna e Parco nazionale dell’Appennino – trova ora riscontro. Nel reggiano ne escono vincitori (in totale sono 7 i luoghi regionali coinvolti), i comuni e le comunità di Villa Minozzo, in primis, Castelnovo, Ventasso e, a Reggio, con loro, anche Albinea, Scandiano, Vezzano sul Crostolo e Viano.

Oltre a una Riserva di Biosfera Mab Unesco, ora abbiamo in riconoscimento di valore internazionale che dà lustro al nostro territorio e al nostro Paese e che merita i tanti e importantissimi studi qui svolti, forse ancora poco noti al grande pubblico. Lo affermiamo, ora, senza tema di smentita: si tratta di luoghi di straordinaria importanza e di sicura bellezza, così ricchi di biodiversità Parliamo di conformazioni geologiche che costituiscono il primo e il più studiato carso evaporitico del mondo. Siamo ora parte della ristrettissima rete mondiale dell’heritage che sino a ieri contava solo 260 siti iscritti.

Un bellissimo lavoro di squadra e, come ha ricordato il rappresentante Permanente presso l’Unesco Liborio Stellino al Comitato del Patrimonio Mondiale Unesco “finalmente possiamo dire che non siamo solo la terra delle Pavarotti, Fellini, Armani, Ferrari, ma anche per il nostro sito di evaporiti!”

Ora la sfida è quella per noi montanari. La sfida del sapere cogliere questo riconoscimento per noi irripetibile come una opportunità, oltre che come elemento attesta la particolarità del nostro ambiente.

In questo luogo potremo mettere in scena un nuovo modo di pensare al territorio. Non verranno meno le legittime richieste territoriali (viabilità, servizi, fiscalità…) ma, ora, si aggiungere una proposta innovativa fatta di orgoglio e rivendicazione di un Appennino unico.

Nel nostro piccolo tocca a ognuno di noi. Magari iniziando a comunicare tutto questo ai nostri amici fuori provincia e, perché no, al mondo intero.

e Scandiano sono due dei sette siti che costituiscono il “Carsismo nelle Evaporiti e Grotte dell’Appennino Settentrionale” tra le province di Reggio Emilia, Bologna, Rimini e Ravenna: Alta Valle Secchia, Bassa Collina Reggiana, Gessi di Zola Predosa, Gessi Bolognesi, Vena del Gesso Romagnola, Evaporiti di San Leo, Gessi della Romagna Orientale. Queste rocce si sono formate in seguito all’evaporazione delle acque marine. “Una cosa straordinaria, ancora non riusciamo a prenderne la misura! – così Giovanelli Fausto, presidente del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano per l’occasione presente a Riyad -. I nostri ‘gessi’, sottovalutati per decenni e solo recentemente riscoperti, entrano dalla porta principale nel gruppo dei più importanti beni naturali del mondo. Un valore che resterà e crescerà nel tempo. Questa giornata è la pietra miliare di un processo generativo: servirà tempo sia per capirne e condividere l’importanza sia per mettere a valore questo riconoscimento di dimensione internazionale e di respiro storico. Indubbiamente, dipenderanno molto da noi anche le potenziali ricadute, ma già di per sé questo è un dato irreversibile”. Secondo Giovanelli “La bellezza paesaggistica e l’interesse per le straordinarie geodiversità e biodiversità dei Gessi hanno così ricevuto la più alta delle conferme in un consesso mondiale dove i ministri e autorità di grandi e piccoli Paesi intervengono e si commuovono. Parliamo di Unesco: c’è anche un grande potenziale di promozione culturale del nostro capitale umano e del nostro orgoglio di appartenenza. Ora anche la Riserva di Biosfera dell’Appennino tosco-emiliano potrà mettere a valore e tutela entrambi i siti di evaporiti, quelle più antiche, triassiche e quelle più giovani messiniane. da oggi parte di una élite mondiale: la rete, dei Patrimonio naturale dell’umanità che conta 260 siti in tutto il mondo. È una consegna di responsabilità a tutti gli abitanti e tutti noi. Un particolare grazie alla Regione Emilia-Romagna e all’assessore regionale Barbara Lori all’ambasciatore Liborio Castellino, ai geologi e alla nostra Alessandra Curotti , agli studiosi e ai funzionari pubblici che ci hanno lavorato con competenza e passione straordinarie. E ai tanti progetti Trias, Gypsum che passo passo, localmente e non solo hanno fatto crescere conoscenza, consapevolezza e gestione”. La candidatura a patrimonio mondiale dell’umanità è stata basata sul criterio VIII della Convenzione del 1972 e fa riferimento a testimonianze straordinarie dei principali periodi dell’evoluzione della Terra, riguarda una zona ricca di depositi evaporitici che generano forme carsiche, particolarmente significativa per lo studio della disgregazione del supercontinente Pangea avvenuta circa 200 milioni di anni e della crisi del messiniano nel Mediterraneo di circa 5 milioni di anni fa con la chiusura dello stretto di Gibilterra. Il Consiglio direttivo della Commissione nazionale italiana per l’Unesco aveva deciso di proporre il carsismo emiliano-romagnolo come candidatura italiana alla Lista del Patrimonio Mondiale per il 2023 nel gennaio 2022, poi tra il 21 e il 28 novembre dello scorso anno la commissaria Unesco Gordana Beltram è stata in Emilia-Romagna e anche nella Riserva di Biosfera dell’Appennino tosco-emiliano, come previsto dalla procedura, per una serie di sopralluoghi ed incontri con esperti scientifici, organi di gestione, stakeholder istituzionali e locali per conoscere da vicino il patrimonio ambientale, storico e culturale dei Gessi emiliano-romagnoli. A luglio 2023 si è concluso l’iter di valutazione tecnica con la proposta di una bozza di decisione in merito all’esito della candidatura, accompagnata da prescrizioni e raccomandazioni, a febbraio sono state prodotte alcune integrazioni valutate dai 21 membri Comitato del Patrimonio Mondiale. I GESSI TRIASSICI DELL’APPENNINO TOSCO EMILIANO, LUNGO IL SECCHIA Si tratta di affioramenti di gessi antichissimi, i più antichi dell’Appennino, risalenti a oltre 200 milioni di anni fa, situati in un tratto di circa 10 km lungo la Valle del Secchia, poco più a sud della Pietra di Bismantova. Qui il fiume ha profondamente inciso questa vasta formazione, alle pendici dei monti Rosso, Carù, Pianellina e Predale, in uno spazio esteso 2000 ettari, attuale sito di interesso comunitario, oltre che Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano. L’origine dei gessi risale al periodo del Trias superiore, ed è dovuta alla precipitazione e accumulo di sali presso ambienti di laguna marina in seguito a prolungate fasi di fortissime evaporazioni in periodi caldi, da cui il nome di evaporiti. Queste evaporati, rarissime sul territorio italiano dove affiorano soltanto sull’1% del territorio nazionale, sono di colore bianco, a volte grigio chiaro, arancione, rosa, presentano bellissime formazioni di cristalli, ed inglobano diversi tipi di rocce, tra i quali calcari e dolomie scure. Le stratificazioni disegnano forme di aspetto caotico e contorto, a testimoniare i lenti movimenti tettonici ai quali sono stati sottoposti nel corso dei millenni. I gessi, per le loro caratteristiche, creano un paesaggio molto suggestivo, con fenomeni carsici sotterranei e superficiali, come gli inghiottitoi, le conche chiuse e le grotte, fino a generare veri monumenti naturali di grande interesse geomorfologico. Nella Valle del Secchia, una delle più importanti cavità carsiche è il Tanone Grande della Gacciolina, oggetto di alcuni itinerari escursionistici. Sebbene l’Emilia Romagna sia la regione italiana più povera di aree carsiche, e sebbene importanti siti gessosi siano presenti anche in Spagna, in Albania ed in Germania, l’area delle evaporiti triassiche presenti nel Sito assume un particolare rilievo naturalistico proprio per la straordinaria frammentazione e differenziazione dell’ambiente connessa alla presenza dei fenomeni fluvio-carsici: la particolare natura geologica del substrato e l’evoluzione morfologica del paesaggio hanno dato origine ad un grande numero di ambienti, di habitat che, esaltando il concetto di ambiente-rifugio, ha determinato la conservazione e l’isolamento in relitti di un alto numero di endemismi animali e vegetali, rendendo questa area dell’Appennino reggiano unica nel mondo.

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Gabriele Arlotti ha scritto 2965 articoli per Studio Arlotti

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