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30 dicembre 2014 17:05 — 0 Commenti

San Pellegrino (in Alpe) a rischio chiusura

San Pellegrino in Alpe (foto G. Arlotti)

 

 

di Gabriele Arlotti

Il corpo del santo divide il confine della Provincia di Lucca da quello di Modena, lassù a 1525 metri. E se c’è un santuario particolarmente caro alla gente d’Appennino – forse ancora più della stessa Ghiara in città – è certamente il Santuario di San Pellegrino in Alpe, diviso proprio tra Castiglione (Lucca) e Frassinoro (Modena), da sempre simbolo di pellegrinaggio e religiosità, subito di là dal passo delle Forbici o quello delle Radici. Da qui passavano i pellegrini in viaggio verso Roma o la Terra Santa. Terra di confine tra Emilia e Toscana, ma anche cerniera ultima della cultura mitteleuropea. Merito, certo, della miracolosa presenza di quelli che si ritengono essere i corpi dei due santi, Pellegrino e Bianco (VII sec.D.C.). Una religiosità diffusa sin dal 1100 che ha assommato a quelle dei santi, le storie di pellegrini, brigranti, soldati.

Ora, però, le mutate condizione nella sua gestione ne pongono a rischio la chiusura.

Giunge anche in redazione la petizione che – si propongono i promotori della stessa – sarà presentata anche a Papa Francesco.

Cosa è accaduto? Che la persona laica che da anni si occupava dell’apertura e chiusura serale del luogo di culto, nonché della sua manutenzione e preparazione della Santa Messa, ha dovuto lasciare il suo incarico. La Curia di Lucca, quindi, è tornata a gestire il santuario con la ormai diffusa carenza di sacerdoti, fenomeno diffuso in tutta Italia. Non è chiaro cosa accadrà ora: tra le ipotesi anche quella di una chiusura invernale.

Il parroco, don Dino Bertozzi, ne è amministratore, ma purtroppo abita a 35 km di distanza ed è parroco di numerose parrocchie. Da due mesi è stato ridotto il numero delle messe: dopo quella della Vigilia di Natale si celebrerà solo a capodanno alle 15,30 e risultano già annullate tutte le Messe domenicali. La Diocesi di Modena è comproprietaria dell’edificio di culto: gli abitanti di San Pellegrino si rivolgono anche a lei.

A rischio ora anche l’ospitalità ai tantissimi pellegrini che, ogni giorno, compilavano 5-6 pagine di firme sul registro delle presenze.

Non che la voce degli abitanti dell’ameno paese possa farsi sentire più di tanto: si parla di dodici persone in tutto, divise nei due alberghi ristoranti, l’Alpino e l’Appennino. Ma molti di più gli “abitanti” che, il Parco nazionale, definirebbe cittadini affettivi: dal Toanese, ad esempio, salgono in pellegrinaggio da oltre 250 anni nel mese di agosto, da Vezzano la Polisportiva Dilettantistica ha ripreso la tradizione del pellegrinaggio all’Alpe lungo 120 km di sentieri partendo dalla chiesa di San Pellegrino in città, ma anche il Cai (per il 10 maggio 2015), la Pro Loco di Quattro Castella, c’è chi parte da Mantova e arriva sino a Lucca passando proprio dal santuario.

La soluzione? Per i promotori della petizione “risolvere il problema, crediamo, è questione organizzativa, se c’è la volontà di effettuare il servizio e se non viene utilizzato il santuario solo per mero lustro mediatico o per interessi religiosi e politici”. Anche se c’è chi auspica addirittura un intervento della Regione (Toscana) “per rendere disponibile l’abbazia così come è sempre stato”

 

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