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22 settembre 2014 23:49 — 0 Commenti

Bini in prima linea di nuovo sulla legalità. E sulla nuova Provincia: “C’è poca montagna”

 

Enrico Bini controcorrente. Il sindaco di Castelnovo Monti, in questi giorni, suo malgrado torna alla ribalta sul tema legalità. Ma anche sul neocostitutendo consiglio provinciale esprimendo critiche sulle modalità che portano a definire i criteri di costituzione dello stesso.

 

Legalità, Bini: “Non andrò dove c’è il sindaco di Brescello”

 

Sulla legalità è accaduto che alcuni giovani di Cortocircuitoweb tv abbiano realizzato una videoinchiesta “La ‘ndrangheta di casa nostra. Radici in terra emiliana“ nella quale si indaga sul radicamento mafioso a Reggio Emilia e nel quale Bini denuncia la “forza di personaggi che a Reggio girano con la scorta armata e auto blindate”. Due i casi che tengono banco in queste ore. Il primo a Montecchio dove la costruzione di una scuola risulta bloccata, dopo che l’appalto era stato vinto da una ditta campana, la qual non produceva il certificato antimafia e abbandonava il cantiere. Il sindaco di Montecchio Paolo Colli, che ha tentato di difendere la scelta di affidare i lavori a questa ditta. Nel secondo caso, a Brescello dove il sindaco Coffrini commenta il personaggio Francesco Grande Aracri, condannato in via definitiva per aver partecipato con ruolo eminente ad associazione di stampo mafioso e sorvegliato speciale del Tribunale di Reggio, nonché fratello del boss Nicolino, capo della cosca mafiosa “Quello della criminalità è un leitmotiv – spiega il sindaco rivierasco – . La criminalità c’è a Brescello? No. Grande Aracri Francesco è persona composta ed educata che ha sempre vissuto a basso livello, tranquillissimo”. Una persona difesa per altro da diversi cittadini intervistati.

La questione tiene banco sui media. Il segretario del Pd Andrea Costa ha convocato una riunione dei sindaci Pd per domani, martedì 23 settembre, anticipando che “i nostri amministratori non stringono la mano ad un condannato per mafia, non lo salutano e non lo frequentano”.

E in queste ore ai media Enrico Bini afferma: “Il sindaco di Brescello? Con lui non andró a prendere neanche un caffè. Nè con lui, nè col sindaco di Montecchio”. Io non voglio avere nulla a che fare col sindaco di Brescello, quello che dice nel documentario dal mio punto di vista non è accettabile Per me sarà molto difficile confrontarmi con Marcello Coffrini anche nei momenti istituzionali, e dove mi sarà possibile li salterò, se verrò a sapere della sua presenza.
Deve essere chiaro che qui si parla del reggente di un importante clan mafioso. Così non può funzionare, e questo vale anche per Montecchio. Non ci si può trincerare dietro i certificati antimafia, senza altre verifiche e senza lavorare giorno per giorno al fine di allontanare, isolare e infine debellare le infezioni. È una mancanza di rispetto anche verso quegli
amministratori che si sono schierati e hanno pagato con la vita, come Angelo Vassallo”.

Nuovo Consiglio provinciale, Bini II: “Troppa poca montagna. Renzi, così non va bene”

Passano le ore e mentre si ingigantisce il caso dei sindaci “tolleranti”, a Castelnovo Monti si apre un nuovo elemento di discussione. Enrico Bini interviene pubblicamente, nel pomeriggio a Bismantova, al convegno anteprima della Fiera di San Michele “Custodire la Montagna, Nutrire la Città”. Altro tema da affrontare, quello della rappresentanza nel nascente consiglio dei 12 sindaci della nuova Provincia già occupato da 4 consiglieri della città e che per la montagna ha trovato i sindaci dell’unione concordi nel presentare il nome di Bini. “Questa riforma di Renzi così non va bene. Si distribuiscono le rappresentanze nel nuovo consiglio con un criterio di prevalenza in base alla presenza delle persone. Reggio è una città importante ma mette in consiglio ben quattro consiglieri su dodici, può praticamente decidere tutto. La montagna, invece, che rappresenta quasi della metà della superficie provinciale – e quasi un decimo della popolazione ndr – mette a sedere un solo consigliere. Dobbiamo avere il coraggio di dire che questo è un criterio sbagliato e che non tiene conto della rappresentatività. Probabilmente raccogliamo anche anni di troppe divisioni, ora è in momento di battere uniti con la nuova Unione”.

 

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Gabriele Arlotti ha scritto 2965 articoli per Studio Arlotti

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