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23 settembre 2012 19:06 — 0 Commenti

Italia loves Emilia, il giorno dopo

REGGIO EMILIA (23 settembre 2012) – Il giorno dopo resta un’eco più forte del terremoto. Più forte delle sirene che lo evocano e col quale si apre il concerto. Grande come lo sa essere la musica d’autore, lontana dai recenti successi sanremesi dei foramat tv pomeridiani. Di “Italia loves Emilia”, il concerto di solidarietà sabato sera al Campovolo, discutono oggi le diverse migliaia di montanari scese in città. Quella città che, ora, candida Reggio ad ospitare, periodicamente, i più grandi concerti di musica pop in Europa.

Lo leggi su Twitter, su Facebook, nei commenti ai video su You Tube. Ma, come ai vecchi tempi, del concertane si parla semplicemente per telefono, a voce, dopo la messa. “Questa è una serata liturgica” oserà Piero Pelù dal palco. Sicuramente è una serata che induce in tentazione i più giovani: dalla montagna scendono alla spicciolata alcuni studenti che bigiano la scuola, accompagnati dai genitori, e alle 8.00 sono già lì. Riusciranno orgogliosamente a trovare posto davanti al lunghissimo palco ‘sdoppiabile’. Chi parte nel pomeriggio arriva a diverse centinaia di metri. Vi chiedete quanto fanno 150 mila persone? Un paio di chilometri di ammassamento al fronte del suono. Dove, va detto, il giorno dopo restano un mare di rifiuti prontamente rimossi dagli uomini di Iren, dove al gran concerto hanno lavorato 2500 persone, quasi tutti volontari, oltre ai 78 musicisti. “Ora con questa Adrenalina in circolo chi dorme?” confida Jovanotti al popolo di Twitter a notte fonda.

Jovanotti posta su Twitter la foto dei tanti giornalisti presenti alla conferenza stampa di presentazione: oltre 100 le testate accreditate.

“Che Dio benedica: Emilia, baila!”, s’intende, oltre il terremoto. Così aveva attaccato Zucchero alle 20,05. E proprio l’emozione gioca un erroraccio che rischia di mandare a gambe all’aria “Madre Dolcissima”, per l’unico ospite internazionale, il virtuoso inglese della chitarra Jeff Beck che, uscendo dal palco, si darà un colpetto in testa. Ma è proprio sulla prima canzone che il duetto con Elisa e la Mannoia segna il primo flop dei microfoni. Quello della Mannoia fa cilecca (e lo farà più volte nella serata). Ma quasi quasi commuove Zucchero quando su “Chocabech” indica col dito in direzione della nativa Roncocesi. I duetti, preannunciati qui, sono l’evento nell’evento. Il bello nel bello. Ne sanno qualcosa i Nomadi con Cristiano Turato che, prima della presentazione a febbraio, era cantante solo per passione e sconosciuto ai più. E, invece, la sua grinta gli vale d’essere sul leader della band di Beppe Carletti, accompagnato, in “Io vagabondo” niente popò di meno che da Claudio Baglioni. E’ la canzone più cantata dal pubblico. Ma, soprattutto, il “Terzo tempo” dei Nomadi (dal titolo del nuovo album) dimostra la svolta completa della band lontana anni luce dal sound del primo tempo di daoliana memoria ma, oggettivamente, capace di proporre una musica giovane. Come dimostra “Ancora ci sei”.

Intanto, tra la gente, fanno bella mostra di sé vucumprà di acqua e birra, ma l’aria mite e frizzante non asciuga corpi e gole. Anche se… quando una bellissima Giorgia calca la scena, non pochi uomini rimangono a secco di parole per bravura e bellezza. Come i colleghi punta su grandi successi da “Il mio giorno migliore” a “Di sole e d’azzurro” sino al primo di diversi duetti che Jovanotti fa con diversi del placo con “Tu mi porti su”. Non c’è che dire: Lorenzo Cherubini è in testa per i videofonini accessi a riprendere le sue performance. Al punto che,visto da dietro, il mare umano del Campovolo è segnato da tanti piccole stelle blu.

Tiziano Ferro, come dirà in conferenza stampa, ha il piacere di cantare con tutti i suoi grandi idoli. E lo fa con i suoi successi: “La differenza fra me e te”, “Indietro”, “Serenere”, e il suo fascino da maledetto del cinema che tanto piace alle teanager, ma la sua bravura emerge oltre la bellezza. Classe, anche quella della Mannoia con “Io non ho paura”, “Quello che le donne non dicono” “Clandestino” con Cherubini (“lo spread? clandestino. Emiliano? Clandestino”). Prima di scendere confida: “Chi lo avrebbe detto che in una carriera avrei partecipato a una serata come questa?” E fa quello che fanno i comuni fan: una foto col telefonino.

Zucchero aveva ricordato Augusto Daolio “un’amico”, la Mannoia ricorda Lucio Dalla con “Anna e Marco” intonata assieme a Giuliano Sangiorgi dei Negramaro. E, alla fine, tutti sul palco assieme il modenese Pierangelo Bertoli con “A muso duro”. Un bellissimo modo per avere tutti i grandi dell’Emilia qui sul palco. “A Vasco faccio i miei auguri di pronta guarigione” dirà il Liga a scanso d’equivoci in conferenza.

Che dire della performance, ora eccentrica ora egocentrica, di Renato Zero. Al punto di ricordare i suoi esordi – quando quasi nessun artista si concede dal microfono personalismi – quando in tournee in Emilia doveva “spurgare il furgone dalla nafta tranquillizzando l’impresario, che non lo aveva riconosciuto, sul fatto che sì Zero avrebbe cantato puntuale”. 62 anni il 30 settembre, dice lui e regala “Cercami”, “Resisti”, “I migliori anni della nostra vita”.

Che dire, allora, anche dei Negramaro con “Mentre tutto scorre”, “Via le mani dagli occhi” (duo con Jovanotti ed Elisa) e “Nuvole e lenzuola”: un virtuosismo vocale da rabbrividire. Lo dimostrerà, Giuliano Sangiorgi, cantando anche con Baglioni.

Non a caso sono seguiti dalla voce bellissima, altissima e… soavissima di Elisa. Prima con “Ti vorrei sollevare”, quindi sola in “Labirinto” e ancora col Liga in “Gli ostacoli del cuore”. “Essere qui – dirà in un improbabile scatto poetico d’entusiasmo – come avere davanti un panino alla salsiccia ed essere liberi di mangiarlo”. Ma l’oscar se lo merita per portare sul palco coristi comuni. I due cori dei Numeri primi e il Piccolo Coro Artenia. Virtuosismi da brivido.

Claudio Baglioni non è il più applaudito, certo, perché quello del Campovolo è in prevalenza un pubblico under trenta. Come prevedibile la sua constatazione “Siete il più bel Parlamento d’Italia. Ne vorremmo ancora di senatori e deputati così” di questi tempi non può che essere applauditissima. Come lo saranno comunque “Strada facendo”, “La vita adesso” e “Via”, con Sangiorgi (due voci maschili che dettano alle soglie del cielo), canzoni da ascoltare una volta dal vivo nella vita. Come, per chi non è più giovane come chi scrive, un improbabile vestito punk di Piero Pelù scalda il cuore. Il ritorno nei Litfiba ha ridato linfa alla storica band che, a sua volta, prova a fare ballare il Campovolo con “Gioconda”, “Tex” con Luciano Ligabue, la Mannoia, Baglioni, e (a squarciagola per gli over) “Il mio nome è mai più”. Il fido e ritrovato Ghigo brilla d’orgoglio. E il diabolico Pelù azzarda una rivisitazione di una poesia apache “scopriremo che non si mangia il denaro” e, non scontato, l’appello “a ricostruire senza mafia tra i coglioni”.

Biagio Antonacci è bravo due volte. Prende, sì, la scorciatoia della rivisitazione rock in “Non vivo più senza te”, ma propone un arrangiamento alla De Andrè – che da queste parti suonava per l’ultima volta nel 1991 – con “Se è vero che ci sei”. Quindi “Liberatemi” preceduta da una poesia della 17enne Elisa Debbi, studentessa di Mirandola che ricorda come la sua scuola “non ha banchi né lavagna, nulla che possa somigliare a una classe”.

Gran finale con ancora Jovanotti, che duetterà con Zero, e, inutile dirlo, il più applaudito, il Liga: “Marlon Brando è sempre lui”, poi con Zucchero “Non è tempo per noi”, “Il meglio deve ancora venire”. Al Liga il giro recente in Appennino, nei luoghi della sua giovinezza, porta bene. E’ sereno sul palco, piace a 20enni e 40enni anche se, sotto sotto, è meglio con la voce che con i discorsi. Piace anche per questo, fascino a parte. Tutti assieme con “A muso duro” è davvero l’apoteosi.

Un concerto che non vede sul palco un solo presentatore, se non, all’inizio, il promoter della serata Claudio Maioli, manager e compagno di scuola di Ligabue che ha organizzato in poco tempo questo happening. Non c’è varietà. C’è solo musica. E che musica e duetti davvero notevoli. I 13 sul palco mai si sarebbero trovati a San Remo. Qui sì perché c’è il tema, irrinunciabile, della solidarietà se si considera che sono raccolti 3,8 milioni di euro (Errani, il presidente della Regione, si farà garante che non ne sarà sprecato uno solo, Er Batman permettendo…) cui si aggiungono i 500 mila euro raccolti da Sky (che trasmette solo parte delle canzoni, suscitando qualche delusione). E’ Campovolo, il giorno dopo (il traffico sarà in tilt sino all’alba: c’è chi nel carpinetano rientrerà non prima delle cinque del mattino), che ora guarda a sé stesso come un appuntamento di cui si ha sete. Preferibilmente bailando senza terremoto.

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Gabriele Arlotti ha scritto 2965 articoli per Studio Arlotti

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