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9 febbraio 2012 18:44 — 0 Commenti

“Ecco il Parco che ho guidato”


 

 

 

di Gabriele Arlotti

 

 

Fausto Giovanelli

Il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano è senza conducente. Infatti, Fausto Giovanelli, presidente dal 20 novembre 2006 ha concluso il suo mandato il 4 gennaio 2012. Cinque anni di lavori, idee, obiettivi, ma anche polemiche e dibattiti.

Secondo quanto previsto dalla legge il ministro dell’ambiente, Clini, ha espresso una proposta alle Regioni (che pare abbiano accettato), optando per la riconferma dello stesso Giovanelli. Ora è previsto un parere non vincolante delle competenti commissioni parlamentari. Al termine di questo iter complesso ci sarà la nomina e la, probabile, riconferma. Tempo di bilanci.

 

 

20 milio di euro di investimento in 11 anni, 105 progetti negli ultimi due

 

Giovanelli, in sintesi quali risultati ritiene di avere conseguito?

“Sarò cortissimo: nel 2006 il Parco non c’era: ora, nel 2011, il Parco c’è”.

Quante risorse ha investito il Parco dalla sua costituzione?

“Il Parco Nazionale esiste dal maggio del 2001. Sino al 2006 è stato per lo più commissariato. Dal 2006 al 2011 ha avuto finalmente i suoi organi ordinari (presidente, direttivo e direttore), ultimamente anche un vicepresidente e anche una giunta esecutiva. Ha movimentato e riversato sull’Appennino (sedici comuni) oltre venti milioni di euro. In parte risorse proprie e in parte che abbiamo avuto la capacità di attrarre e di utilizzare”.

Quale il bilancio annuale?

“Sfiora i 4 milioni di euro, nonostante il contributo dello Stato sia di poco superiore al milione. La restante quota di bilancio è frutto della capacità di intercettare altre risorse, fondi europei in primis. Il nostro ha un bilancio di 3,8 milioni con 5,5 dipendenti”.

Pochi.

“Il Parco del Gran Paradiso, per esempio, ha un bilancio di 4,4 milio di euro, con oltre 90 dipendenti. Questo ci dà un grande vantaggio di flessibilità e possibilità di proiezione all’esterno e rapporto coni privati”.

Ci sono però obiettivi che non ritenete di avere raggiunto?

“A mio parere in questo quinquennio abbiamo raggiunto il doppio dei risultati preventivabili a inizio mandato. Però capisco che è la mia è può apparire come la risposta dell’oste riguardo alla qualità del suo vino”.

Negli ultimi due anni avete presentato centocinque progetti: se ne vedono i risultati?

“Il territorio è molto più ricco e articolato di quanto non appaia a chi lo conosce solo per singole parti. I centocinque progetti sono quanto è emerso come potenzialità immediata e in qualche caso come realtà già in corso d’opera nel campo del turismo naturalistico, della qualificazione dei prodotti tipici, dello sviluppo delle identità territoriali, delle collaborazioni pubblico privato. Centri visita, punti info,… che hanno molto caratterizzato questo Parco rispetto ad altri Parchi ragionali e nazionali”

C’è chi lamenta che non avete fatto opere infrastrutturali o forestazione.

“Non siamo una stazione appaltante: c’era chi si aspettava che facessimo frane, foreste, altro… Non siamo questo. Non siamo spesa pubblica con risorse che non abbiamo. Siamo un ente di valorizzazione dell’ente e della cultura. Non siamo il sostituto della vecchia politica del riequilibrio attraverso la spesa: un sistema che non ce la ha fatto. Allora sarebbe stato sufficiente potenziare Province e Comunità Monatne. Il valore aggiunto lo diamo come orientamento alle imprese, costruzione di prospettiva, affezione al territorio.

 

 

L’Appennino si spopola: “è un tema di civiltà Il Parco può…”

 

Abbandono della montagna: gli ultimi numeri non sono esaltanti. Il Parco può avere un ruolo?

“L’emigrazione e la perdita di popolazione non sono un tema della cronaca, non sono un ‘problema politico’ contingente, ma hanno un secolo di profondità. E’ un tema di civiltà. Il Parco Nazionale dell’Appennino rappresenta un tentativo, non l’unico, ma forse il più forte, per restituire attrattività e modernità a questi territori nel quadro di uno sviluppo, dove non sono solo l’industria e la manifattura a fare da traino, ma soft economy, green economy ed economie dei servizi si presentano come modelli di un futuro nel quale l’Appennino può avere un ruolo trainante e una propria competitività”.

Pare la ricetta di Montezemolo. Ma intanto, attorno, muta il quadro istituzionale. E il Parco perde un alleato, le Comunità Montane. O no?

“Le Comunità Montane come luoghi di raccolta e distribuzione di una spesa aggiuntiva per il bosco o le frane sono al tramonto. Ma l’aggregazione delle comunità umane dei territori montani rimane una necessità e una opportunità di valore persino accresciuto di fronte alla crisi e all’esigenza di crescere senza spesa pubblica. Il cuore dei 105 progetti e del piano del Parco sta proprio nel valorizzare la creatività e della concertazione, tra enti pubblici e tra questi e i privati, piuttosto che su mega progetti o mega finanziamenti statali che non arriveranno”.

E le Province?

“Credo che si possa agire con una riforma ma non penso che possano essere cancellate perché sono parte dell’identità di questo paese. La provincia non è solo palazzo Allende o il suo omologo di Massa Carrara”

 

 

Il Parco è nel mondo

 

Avete promosso oltre sessanta ambasciatori nel mondo: quali i risultati?

“Abbiamo riacceso il legame con l’Appennino nelle più importanti comunità emigrate nel mondo e anche in Italia, da Genova a San Paolo del Brasile, passando per Mendoza o Melbourne dove i cosiddetti ambasciatori hanno promosso iniziative nelle loro comunità e si tengono in contatto con noi. Nel mondo ci sono centomila persone che hanno radici nel nostro Appennino. Sono i figli e il prodotto di una gravissima perdita ma sono anche una ricchezza straordinaria. All’immigrazione del passato da ferita abbiamo dato un volto nuovo per l’Appennino”.

Atelier delle acque di Ligonchio: quali i numeri e i risultati per la collettività del Crinale.

“Dal 2008 al 2011 abbiamo bruciato le tappe, da un progetto preliminare all’avvio concreto. Oltre seimila visitatori, di cui oltre duecento dall’estero. Da trenta Paesi e da cinque continenti diversi. Abbiamo reso a Ligonchio orgoglio per la sua storia e un’attrattività di primo livello riguardo i bambini e il mondo della pedagogia”.

 

 

Polemiche & prospettive

 

Chi vuole il Parco oggi

“Chi crede che l’Appennino possa avere un ruolo diverso dal passato e crede che la qualità dell’ambiente e l’essere montagna non siano handicap, ma un vantaggio per la qualità della vita, il lavoro e la competitività delle attività economiche”.

Chi non lo vuole?

“Chi ha dell’Appennino una vecchia idea di sviluppo subalterna ai distretti industriali e considera l’essere montagna e la qualità dell’ambiente come vincoli e svantaggi”.

Come si sta lavorando per allargarlo?

“I progetti strategici cui stiamo lavorando (Parchi di Mare e d’Appennino, Parco nel Mondo, Autunno d’Appennino, Cittadinanze del Parco…) hanno valore per l’insieme del territorio appenninico e non solo per i singoli comuni e i singoli borghi. Ci sono comuni esterni al Parco come Berceto (Parma), Castiglione e Frassinoro con San Pellegrino in Alpe (Lucca e Modena), e, nel reggiano, come Vetto che avrebbero tutte le condizioni e l’interesse a entrare nel Parco nazionale”.

In Emilia ci sono ancora tanti parchi regionali… Uno spreco?

“La Regione Emilia-Romagna ha appena approvato una legge che istituisce una ‘macroarea’ (Modena e Reggio Emilia) che dovrebbe gestire unitariamente il Parco del Frignano, il Parco dei Gessi di Rocca Malatina, il futuro Parco del Secchia, il paesaggio protetto dell’area Matildica attorno a Canossa. Questa legge prevede un coordinamento con le politiche del Parco Nazionale i cui Comuni esprimeranno un delegato nel governo della ‘macroarea’. Mentre per Parma è prevista un’altra ‘macroarea’ (con Piacenza) nella quale pure avremo una rappresentanza”

 

 

Alle Cinque Terre una crisi di vicende giudiziarie e dall’alluvione. “Spero sia momentanea”

 

A Reggio non le hanno ancora perdonato di aver dato la sede legale a Massa. Cosa risponde.

“A Ligonchio c’è una sede operativa del Parco. E c’è anche molto di più. Credo che a Sassalbo sarebbero disponibili a cambiare la sede con l’Atelier”.

I massesi come percepiscono la parentela con Reggio?

“Mi pare sia percepita come un’opportunità. Non abbiamo ancora sviluppato abbastanza il gemellaggio, siglato recentemente, tra Castelnovo Monti e Fivizzano. Si può fare molto di più”.

Ai reggiani quale vantaggio ha comportato?

“L’idea di legare l’Appennino reggiano alle Cinque Terre sta prendendo quota presso tutti coloro che guardano allo sviluppo del territorio in proiezione futura. Ora, però, le Cinque Terre stanno attraversando una crisi dovuta in parte a vicende giudiziarie e in parte all’alluvione che auspico momentanea. Constato che la città e la Provincia di La Spezia si stanno ambientando nel portare avanti con Massa e con Reggio Emilia l’idea di un area vasta di mare e d’Appennino sul confine euromediterraneo come nuovo distretto di turismi moderni e soft economy”.

 

“Siamo un Parco senza comitati contro!”

 

In questi anni di mandato lei si è trovato dinnanzi ad alcune polemiche. Prima il logo, poi la Valle dei Gessi, l’immaterialità dei progetti, trasloco non completato, una quasi rissa, le Porte del Parco… Come mai?

“Quando si porta avanti un disegno innovativo è normale che ci sia chi non è d’accordo. Qualcuno, come San Tommaso, non è convinto finché non ci mette ‘il naso’. Qualcun altro non è d’accordo per principio e quindi, legittimamente, non lo sarà mai. Ma l’andamento degli ultimi 50 anni d’Appennino e ancor più la crisi che stiamo attraversando chiede di attraversare l’innovazione e non di rivangare o consolare nostalgie. Comunque siamo uno dei pochi parchi che non ha vertenze giudiziarie né vede comitati permanenti in conflitto con l’ente. Al contrario abbiamo una grande rete di concertazione e collaborazioni. Le resistenze culturali ci sono: le rispettiamo e le combattiamo”.

Riconferma quasi scontata. Solo un esponente della Lega di Reggio Emilia si è espresso contro. Lei come si sta muovendo?

“Il ministro Clini, apprezzando il lavoro dei primi cinque anni del Parco, ha espresso il mio nome sulla riconferma. Mi risulta che le Regioni si siano dichiarate d’accordo. L’iter è in corso intanto il Parco è guidato dal vicepresidente, dalla giunta e dal direttivo”.

Se la Lega si dovesse opporre in Commissione?

“Non compete a me fare queste valutazioni”.

 

“Le mie figlie non vivono in Appennino, ma loro sono la soddisfazione più grande”

 

Giovanelli nel privato. La sua soddisfazione più grande.

“Le mie figlie che crescono benissimo”.

Rimarranno in Appennino?

“Per ora no. Una lavora e studia per una multinazionale quindi, per ora, è in giro per il mondo. L’altra studia medicina a Parma e, fortunatamente, per il momento è ben radicata qui”.

Una cosa in vita sua che non rifarebbe.

Ci pensa su. “Mi trova impreparato. Comunque non ho particolari rimorsi”

Una polemica che lei giudica ingrata.

Deciso: “Quella sulla casa mia e di mio fratello in via Roma a Castelnovo Monti: la giudico penosa”

 

Cariche e redditi: 164.710 euro nel 2011. “Ho rinunciato allo stipendio del Parco”

 

C’è chi le ha contestato accumulo di cariche. Quali ricopre?

“Da senatore sono stato contemporaneamente presidente della Matilde spa, ma lo ho fatto sempre gratuitamente e rinunciando a ogni indennità. Sottolineo che all’epoca nessuno lo aveva chiesto e che Matilde spa è una delle poche società pubbliche che ha incrementato il suo patrimonio. Ultimamente ho ricoperto solo ed esclusivamente la carica di presidente del Parco, cessata il 4 gennaio e ho rinunciando all’intera indennità a favore dell’Atelier di Ligonchio”.

Quanto guadagna?

Chiama in diretta il commercialista. “Detratte le imposte guadagno circa 85 mila euro all’anno. Il reddito lordo del 2011 è di 164.710 mila euro, di cui 90.700 dovuti al vitalizio parlamentare e il resto allo stipendio da insegnante, di diritto ed economia, e a redditi da immobili”.

Vitalizio, stipendio da insegnante, altri redditi: ha anche i rimborsi delle spese del Parco?

“Sì, ma quelli non sono un reddito. Uso l’auto di mia proprietà per muovermi”.

Favorevole al taglio dell’indennità ai parlamentari?

“Credo che il parlamento abbia preso una decisione giusta. Per altro io ho sempre rinunciato alla metà del compenso netto per 14 anni (168 mesi) di mandato parlamentare, devolvendola al mio partito, prima ancora di arrivare a me (Pci, Pds, Ds)”.

Ma questo non c’entra. Uno dei proprio soldi fa quello che vuole…

“Prima ancora avendo fatto l’insegnante e il funzionario di partito c’era una regola: due lavori, ma un solo stipendio. Io sono cresciuto nel Partito comunista italiano e lì l’etica civile e la dedizione a una causa e a una idealità collettiva erano una regola vera e rispettata. Rinunciavo allo stipendio da funzionario per il partito”.

E che c’entra?

“Quello che si chiede oggi ai politici e ai parlamentari il Pci lo ha sempre chiesto e ottenuto dai suoi dirigenti, 30, 40, 50 anni fa quando nessuno parlava di casta. Vengo da questa scuola e non sono cambiato”.

Eppure c’è chi le rimprovera ancora di essere stato comunista

“I comunisti italiani hanno firmato la Costituzione con la penna di Umberto Terracini e con il contributo dato alla Resistenza. E’ la nostra Costituzione che insegno a scuola con un certo orgoglio”.

Fausto Giovanelli nel tempo libero

Amo molto lo sport amatoriale. Il calcio, che sto smettendo per limiti d’età (61 anni), lo sci di fondo di cui sono ufficialmente maestro, il ciclismo e l’escursionismo che mi ha portato anche in Himalaya. Leggo un po’ di tutto: dai quotidiani (nazionali e locali) ai classici greci e latini non solo, e mi sto alfabetizzando con l’I-pad. Ora sto leggendo la vita di Steve Jobs…”

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